Il piccolo Hans - VII - n. 27 - luglio-settembre 1980

stabilirà questo risultato, poiché ogni metodo porta con sè il suo margine di errore. Così o la lunghezza è una proprietà inosservabile degli oggetti che è1 casualmente correlata al modo in cui essi interagiscono con gli stru­ menti di misura, o (come hanno tentato di dire gli ope­ razionisti) avere una determinata lunghezza è reagire in un certo modo con un dato tipo di strumento. Il problema per la considerazione in termini di con­ dizioni di verità è che, sapere che le condizioni di verità di un enunciato sono soddisfatte, dovrebbe fornire basi definitive per la sua asserzione. Un'asserzione (assertion) basata su un'evidenza meno che definitiva deve perciò rappresentare una inferenza induttiva (e perciò sematica­ mente ingiustificata). Capire la natura di tale evidenza non può perciò es­ sere presupposto come necessario per la comprensione del significato dell'enunciato s asserito. Ma questo signi­ fica che i giudizi sui valori di verità degli enunciati s sono sempre o incorreggibili perché basati ,sull'evidenza con­ clusiva a cui abbiamo un accesso riconosciuto (come nel caso di ·« Ho mal di testa »), o s�mplici ipotesi, basate sull'osservazione dei sintomi, la cui correttezza non può mai essere accertata. Ora è proprio questa situazione che l'Argomento del Linguaggio Privato di Wittgenstein tenta di porre in rilievo mostrando che è basata su una concezione errata. ,Si suppone che . si abbia una conoscenza incorreggi­ bile dei propri stati mentali perché si è direttamente familiari con le proprie sensazioni ma che ·non si pos­ sano fare che ipotesi per quanto riguarda gli stati menta­ li degli altri. Questi s _ ono i due aspetti tradizionali della privatezza (cartesiana). Wittgenstein li nega entrambi ,sostenendo che dove vi è incorreggibilità, lì non vi _ p u ò essere conoscenza e, viceversa, dove vi è corregibilità c'è anche la possibilità di conoscenza. Questo è per insistere che la conoscenza e la verità 138

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