Il piccolo Hans - VII - n. 27 - luglio-settembre 1980

trebbe spacciarsi di essere in accordo con una data re­ gola (in qualche interpretazione), sì che essa non riusci­ r�bbe a determinare niente. Perciò: « 201. Il nostro paradosso era questo: una regola non può determinare alcun modo d'agire, poiché qualsiasi modo d'agire può essere messo d'accordo con la regola. La risposta è stata: Se può essere messo d'accordo con la regola, potrà anche essere messo in contraddizione con essa. Qui non esistono, pertanto, nè concordanza né contraddizione». Nel caso dell'introduzione di nomi come etichette per le idee, questo equivale a una riformulazione del problema che sorge per la supposizione empirista che alle parole si possono dare significati con l'ostensione, essendo l'uso futuro determinato da · giudizi di somiglian­ za al modello dato nell'ostensione. A meno che la rela­ zione di somiglianza non abbia una base oggettiva, è difficile vedere come questa possa mai fissare l'uso di una parola. Le nostre idee degli oggetti non sono intrin­ secamente simili o differenti una dall'altra; possiamo vedere due oggetti tanto simili per qualche aspetto quan­ to diversi per qualche altro. Per fissare l'uso di un nome con l'ostensione, gli aspetti rilevanti devono essere se­ parati da quelli irrilevanti. Senza di questo, avere detto a qualcuno che « N» si riferisce a qualsiasi cosa simile a questa non determinerà il suo uso di « N » - si potreb� be giustificare la sua applicazione a tutti i tipi di cose differenti cogliendo aspetti diversi in cui esse assomi­ gliano all'originale. Ma quali sono allora i fattori che determinano la somiglianza e la differenza, o, in modo equivalente, che determinano se uno ha seguito una data regola e se ha fatto « lo stesso» in questa occasione come nelle altre? Qualche volta essi sono causali. Se si seguono le regole della cucina o meno, è determinato in parte dalla commestibilità dei ris�ltati. Ma Wittgenstein met- 130

RkJQdWJsaXNoZXIy