Il piccolo Hans - VII - n. 27 - luglio-settembre 1980

Bisogna supporre perciò che la sua definizione sia osten­ siva, il che significa che in questo caso deve implicare una specie di indicazione interna. Questo « indicare» deve stabilire una connessione tra la sensazione e il se­ gno « S» che deve denotarla. Ma allora che cosa vuol dire essere riusciti a dare una definizione di un nome? « 262. Si potrebbe dire: chi si è - dato una definizione pri­ vata di una parola, deve anche, nel suo intimo, proporsi di usare quella parola in un dato modo...». Così egli deve interiormente proporsi di chiamare que­ sto « S» in -futuro concentrandosi sulla sensazione. Ma può una qualche concentrazione di questo tipo assicurare l'uso , futuro di « S»? Come saprà l'uomo quando il suo uso futuro si accorda con la sua passata decisione? ,Il suo uso futuro deve presumibilmente essere basato sul suo ricordo dell'associazione di « S » con una sensazione. E' questa rappresentazione di memoria che dà conte­ nuto a « Questa è la sensazione -S di nuovo» ma è anche dal confronto con questa rappresentazione che è stabi­ lita la verità o falsità del giudizio. Ma come sa di avere l'esatta rappresentazione di memoria? L'unico controllo disponibile (data la privatezza delle sensazioni) è l'ulte­ riore richiamo al ricordo stesso del formarsi dell'asso­ ciazione tra « S» e la sensazione (265). Ciò che determi­ na la verità. o falsità del giudizio « Questo è S di nuovo» è anche ciò che determina il contenuto del gi,udizio. Ciò vuol dire che ogni dubbio che sorga rispetto a se questo realmente sia S di nuovo (malgrado ne abbia l'apparen­ za) deve anche essere un dubbio su che cosa « S» si- 1 gnifica. Se non possono scorgere dubbi sul significato di « S» allora - « qualsjasi cosa gli sembra corretta, sa­ rà corretta», e qui non possiamo parlare di « correttez­ za» e la « definizione» di « 1 S» non ha introdotto un nome, perché non ha fornito criteri per il corretto uso di 1({ s ». Se questo è ammesso, allora dobbiamo concludere 127

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