Il piccolo Hans - anno VII - n.26 - aprile-giugno 1980

cendo. Il Roman d'Alexandre, il lunghissimo poema di materia antica di Alexandre de Bernai (o de Paris), è strutturato in lasse, composte talvolta di parecchie de- · cine di versi, tutti terminanti nella stessa rima. In casi come questi l'artificio balza immediatamente agli oc­ chi; si può dire anzi che l'intero verso è come . tirato, attratto, dalla rima. E questa, in qualche caso, è addi­ rittura raddoppiata da rime al mezzo e intensificata dalle assonanze: « Conduises moi ceste ost delès cele vaucele Car desg'en la .forest n' cest ostée ma sele» (Conducetemi l'esercito a quella valletta fino alla foresta non leverò la sella) Né . mancano casi in cui questo « eccesso» o « furia» del rimare sovrasta a tal punto la catena semantica da rendere enigmatico il significato testuale. Un caso li­ mite è rappresentato dal sonetto di Guittone d'Arezzo (Contini XVIII) « Deporto e gioia nel meo core apporta». Leggiamolo, ricordando che Guittone non è · certo un poeta di secondo piano, se è vero come è vero - os­ serva Gianfranco Contini - che « E in reaità Guittone è determinante per più di mezzo secolo di cultura ita­ liana, compreso il Dante delle canzoni morali e del Con­ vivio e, in singoli punti, della stessa Commedia». 74 Deporto - e gioia nel meo core apporta, e'mmi desporta - al mal ch'aggio portato, che de porto - saisina aggio, ed aporta ch'entr'a la porta - ov'e' far gie aportato. Fe' porto - tal de lei che non trasporta, 5 ma me comporta - ov'eo son trasportato; ch'on porto - me non fa più, se'mm'aporta ella, du' porta - su' estar diportato. Comportat'ho - de mal tanto ch'eo porti:

RkJQdWJsaXNoZXIy