Il piccolo Hans - anno VII - n.26 - aprile-giugno 1980
Vorrei cioè limitare l'attenzione al fatto, che può es sere casuale, ma può anche non esserlo - che si ritro vano, nelle pagine citate di Freud sui fondamenti dell'ap parato psichico, esattamente alcuni concetti - e per sino alcuni termini-chiave inerenti al discorso sulla rima che abbiamo sopra abbozzato, e che anzi queste pagine coinvolgono, al di là della rima, le specifiche ca ratteristiche, la specificità, del testo poetico: il ritmo, la misura, il tempo. Atteniamoci alla citata caratterizzazione di Jakobson ove viene appunto sottolineata l'inerzia, ritmica, che in duce - si aggiunge - all'attesa della ripetizione del se gnale. Anche al di là della rima: si è detto che la rima, infatti, è uno, ma non il solo, e storicamente e geografi camente determinato, degli strumenti di cui si avvale l'iterazione ritmica in poesia: dalla quantità, come nel greco classico, per esempio, agli accenti musicali e di namici come nel Cinese, alla « frontiera» della parola, o intervallo tra una parola e l'altra, variamente mescolati e intersecati nel verso, anch'esso, a sua volta, elemento iterativo. Sulle « origini » del ritmo � e quindi sulla musica, sulla danza, ecc. - molto è stato scritto, che non èJ qui il caso di ricordare. Credo infatti che - allo stato attua le dell'indagine - sia ancora opportuno attenersi al quia; vale a dire all'affermazione, sempre · di Jakobson, che il ritmo poetico è una costruzione del tutto artificiale, che differenzia la poesia non solo dal discorso comune, ma anche dalle modalità strutturali del testo narrativo. O pinione, del resto, rafforzata indirettamente dal saggio di Benveniste « La notion de ' rytme ' dans son expres sion linguistique», che mette in luce come ritmo signi fica nei presocratici « schema»; e in Platone - che già parla di alternanza e consonanza di suoni - è definibile come « ripetizione regolata da leggi» (Problemes de lin guistique générale, Paris, 1966, pp. 327-335). 69
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