Il piccolo Hans - anno VII - n.26 - aprile-giugno 1980
una realtà, come posso dire, grottesca. Sotto la sua pen na l'università e l'editoria diventano una sp<;X;ie di corte dei miracoli. - La corte ' dei miracoli intellettuali, spero. - E questo è forse il punto maggiormente <lolente. Questa volta con le sue favole ·di città Calvino non in veste la totalità del quadro intellettuale, ma poco ci manca; direi che sono posti in scena più o meno tutti coloro ·che hanno qualcosa a che fare con la scrittura e la lettura. La sua prosa ha sempre la saggezza degli specchi deformanti, ma purtroppo questa volta lo spec chio gfra tra d( noi. E con noi intendo , i vari professio nisti dell'intelletto. Noi, ,gli intellettuali; la borghesia umana, media grande e piccola. · - Ed esattamente come nelle sue favole di bosco ci pone in ridicolo dal primo all'ultimo. - · Però c'è anche una partecipazione sofferta, ango sciata. Il fanciullo della . resistenza, divenuto uomo gran de, continua a cercarsi. Sarà anche caduta la muraglia cinese dell'impegno, ma mi pare che 1a scrittura di Cal vino abbia mantenuta intatta '1a sua tensione morale. - A me fa •storia che mi ha incuriosito più di tutte è stata l'ultima, quella del Califfo, anche se finisce in un modo che mi lascia per p lessa. Se permettete ve la rileggo, tanto è breve: « Il Califfo Harun ar�Rashid (...) una notte, in preda all'insonnia, ·si traveste da mercante ed esce per le strade di Bagdad. Una barca lo trasp9rta per la corrente del Tigri fino al cancello di un giardino. Sull'orlo d'una vasca una donna bella come 1a luna can ta accompagnandosi con un liuto». - Eccoci qua, a potere spogliato, nell'orientale on nipotenza dei ,desideri. Il piacere che emerge ,dalla ca sualità di una notturna peregrinazione fluviale. Imma gino che H Califfo ·rimanga subito ade&.cato da quella vi sione così gravida di voluttuosa opulenza. - Aspetta, questa non è che illusione, una credenza 180
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