Il piccolo Hans - anno VII - n.26 - aprile-giugno 1980

come i veri ospiti nella 'casa del linguaggio ', incontra in Weininger il suo più violento apologeta, e non a caso nella teorizzazione di una 'Kultur ' restituita, oltre la duplicità dei sessi, oltre il clivaggio tra dicibile e indi­ cibile, alla pienezza in-differente del 'tout dire ' 1 • Il conflitto, che Rilke esprimeva nel 'gegeniiber sein ' 2 come distanza che attraversa necessariamente il linguaggio senza che si debba aspirare a un « nessun­ dove senza negazioni» 3, è quanto Weininger non sop­ porta, in quell'orrore per la differenza che sostiene le pagine di Sesso e carattere. Quando si parla del problema del sesso in Trakl, ed in particolare di alcuni temi come quello della donna/ sorella, accade che il fantasma di Weininger aleggi nel­ l'aria con tanta insistenza da rendere quasi irrimèdiato l'accostamento tra il lirismo 'tragico ' del poeta austria­ co ed il profetismo ' angelico ' di Geschlecht und Cha­ rakter. Ma fino a che punto le �< espettorazjoni» di Wei­ ninger, come le definiva Howald, sono presenti nel­ l'opera di Trakl? ed è lecito proiettare la colpa del sesso, . che Weininger sentì come costante espressione di un tradimento della morale universale, sulla figura di Trakl, casomai facilitandosi l'operazione nel riferimento con­ tinuo all'incesto con la sorella Grete, del resto mai fino in fondo provato? Questi interrogativi sono tanto più legittimi, quanto più si avv'erte il desiderio di operare Una lettura di Trakl che ne metta in evidenza gli aspetti di originalità rispetto al pessimismo cristiano del 'Brenner Kreis ' dove tanta critica, soprattutto a lui contemporanea, ha voluto relegare il . poeta del 'Abgeschiedenheit ', spesso con la mediazione dell'ascetico furore weiningeriano. La distanza che passa tra il tema trakliano della ' di­ partenza ', dove la morte è intesa soprattutto come pas­ saggio e quindi come fonte di nuova vita (la « sorgente azzurra»), e la weiningeriana ' pegazione ' dove trionfa 155

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