Il piccolo Hans - anno VII - n.26 - aprile-giugno 1980
«egli era il Mosè risorto e, qietro a Mosè, il padre del- 1'orda primitiva, che tornava,_ trasfigurato e si metteva, come figlio, al posto del padre» (cfr. cit., p. 101). Questo figlio che in rapporto al padre costituisce il pezzo di verità storica, fa nascere un'ulteriore affer mazione poco più avanti, e cioè che proprio in quanto la maternità è qualcosa di certo, «è provata dall'atte stazione dei sensi», mentre .«la paternità è ipotetica, costruita su una deduzione e una premessa» (cfr. cit., p. 126), proprio per questo « il bambino deve portare il nome del padre ed esserne l'erede» (cit., p. 130), con seguenza di cui Freud riconosce in anticipo tutta la gravità quando già ponendo la premessa osserva (p. 126): «Schierarsi dalla parte del processo di pensiero piut tosto che della percezione sensoria, si dimostra un passo gravido di conseguenze». In questo modo, la psicoarialisi e la sua possibilità di «tradizione», di trasmissione, di eredità, di succes sione, vengorio spostate dalla comunicazione a qualche cosa di più complesso, èui abbiamo qut già accennato, e che abbiamo chiamato col termine di un'invenzione lacaniana, «passe». «Una tradizione fondata solo sulla comunicazione, scrisse Freud (cfr. cif., p. 113) a proposito della tradi zione religiosa, non potr"ebbe produrre quel carattere coatto che è tipico dei fenomeni religiosi». Nella coa zione, che è coazione a ripetere, ritorna a manifestarsi, l'abbiamo visto nell'evento «enteroclisma» per l'«uomo dei lupi», il nucleo di verità storica, e quindi, potremmo dire la «malattia», ma questo evento diviene anche, dice Freud parlandoci dell'analisi di questo «caso», condizione e veicolo di guarigione. Esiste così un punto in cui delirio e verità si toc cano: «Fin dove giunge la deformazione, è giùsto de signarla come delirio; per quanto reca il ritorno del pas sato, la si deve chiamare verità. Anche n delirio psichia- 152
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