Il piccolo Hans - anno VII - n.26 - aprile-giugno 1980

l'ergo tende ad avere funzione di realtà, è a nostro avviso una delle strutture fondamentali dei processi inconsci. · Tra il richiamo della metafisica cui finisce col sog­ giacere la teoria degli archetipi, e la tentazione di una riduzione in· direzione del comportamentismo, l'insi­ stenza di Freud riconduce alla metapsicologia. « Con­ vengo pienamente con Jung nel riconoscere questa ere­ dità filogenetica; ma non mi sembra corretto, dal punto di vista metodologico, ricorrere a un'interpretazione filogenetica prima di aver esaurito le possibilità del­ l'ontogenesi; e non comprendo perché si neghi così osti­ natamente alla preistoria infantile un significato che si è disposti a riconoscere alla preistoria ancestrale. Non mi sembra che si possa negare, inoltre, che gli intenti e le produzioni filogenetiche hanno anch'essi bisogno di chiarimenti che in tutta una serie di casi l'infanzia in­ dividuale è in grado di fornire. Infine, non mi pare sor­ prendente che a parità di condizioni possa riprodursi nell'esperienza di un singolo organismo un evento pro­ dottosi in tempi preistorici e successivamente traman­ dato come disposizione a riviverlo» (p. 570, cit.). Tale considerazione ci rimanda a quanto dicevamo nelle scorse lezioni, e cioè che il significante è ciò che rappresenta il soggetto per un altro significante, non solo ma che S1, quale significante primo, è sempre in re­ lazione con S2 rispetto a quanto S2 rappresenta come tesoro dei significanti, patrimonio preesistente all'ap­ parire del soggetto. E' il nodo, insolubile - e il modo di Freud di porre un problema è quello di non scio­ gliere dalla responsB:bilità della teoria e della clinica - il nodo che Lacan ha chiamato horromeo, di immagi­ nario, simbolico e reale, in cui il reale rappresenta l'im­ possibilità che fa morsa sul simbolico, e l'immaginario non è « ciò che viene prima della legge», ma un mo­ mento in cui l'imago è « la busta che avvolge il sog- 146

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