Il piccolo Hans - anno VII - n.26 - aprile-giugno 1980

circoscritto e ben delimitato. E' forte la tentazione di trascurare il suo carattere locale. Per questo conviene osservare il precetto formulato nel Lear: «I'll teach you differences» 10• 5. Osserviamo una famiglia di casi locali di mutamento. Qui, com'è naturale, sembra ci sia qualcosa come la «forma generale» del mutamento. Sappiamo che questo dipende semplicemente dal fatto che in ciascun caso dato e in ciascun contesto determinato e circoscritto, abbia­ mo a che fare con un problema di questo tipo: che cosa cambia? come cambia? perché cambia? (spesso, le ulti­ me due domande si avvicinano molto tra loro, a volte sino a confondersi). E naturalmente: come parlarne? 5.1. Che cosa? . Chi? E' il problema dell'identità, nel semplice senso dell'anagrafe. Lo chiamo così perché nel­ le ricerche sui modi della ragione preferisco parlare di cose «piccole», nel senso che sono molto vicine a chi osserva. Un po' come parlare soprattutto delle relazioni faccia-a-faccia. E l'identità riguarda ciascuno di noi mol­ to da vicino. Ora, appena ci poniam<:> il problema del chi, sembra di avvertire un senso di disagio: siamo in pre­ senza di un primo motivo di grattacapo. Perché il nostro problema, abbiamo detto, è quello del mutamento, del cambiamento, del passaggio, ecc. e il termine « identità» si trascina dietro, al contrario, qualcosa che non cambia (mentre altre cose evidente­ mente cambiano), che non muta, che non passa. Qual­ cosa, viene da dire, che è in tensione con il resto. Oppu­ re, si potrebbe suggerire: devi sempre tenere fermo qual­ cosa per poter dire che qualcosa cambia. (Riflettiamo su questa osservazione: un individuo o un sistema cam­ biano in quanto non solo hanno gradi di libertà, ma hanno anche vincoli. Questi vincoli li chiamiamo spes­ so la «natura» di un sistema o di un individuo.) 126

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