Il piccolo Hans - anno VII - n.26 - aprile-giugno 1980

necessità. Prima il caso - viene da dire -, poi la ne­ cessità. Questo ci suggerisce un richiamo che è ancora diretto alle scienze del vivente, come per la prima mossa aristo­ telica. Pensiamo alle immagini dell'evoluzione come bri­ colage che la biologia molecolare ci propone 9 • 3.3. Nella prima grammatica, del mutamento si predi.­ cano cause endogene. Ora, siamo invece portati a pen­ sare qualcosa come l'irruzione o l'intrusione di un evento o di una costellazione di eventi « esterni» che apre il campo delle possibilità di variazione nello spazio della resistenza e dell'inerzia, della riproduzione «naturale». Se prima guardavamo al mutamento come a una condi­ zione naturale, « continua» o strutturale del sistema in oggetto, ora siamo più portati a saggiare la continuità come una condizione normale di riproduzione e la di­ scontinuità come condizione congiunturale per il sistema. Prima tenevàmo ferma l'idea di un sottosistema centrale come motore del mutamento; ora piuttosto mettiamo a fuoco una molteplicità decentrata di campi. E' anche evi­ dente che il terminus ad quem, Io sbocco inesorabile del­ la teleologia che figurava nella prima grammatica, svani­ sce e non viene rimpiazzato da altro ' che non sia l'insieme dei possibili, plurali e provvisori assetti cui un caso o l'altro di mutamento può dar luogo. Infine, ci risulta per lo meno sospetto parlare, con la seconda grammatica, di una forma generale del mutamento. Perché abbiamo da­ vanti a noi, piuttosto, una famiglia di casi locali di mu­ tamento. 4. Possiamo dire che le ricerche sui modi _ della ragione suggeriscono l'impiego di più grammatiche del potere e del mutamento. Gettano appunto luce sulla molteplicità dei casi e degli usi dei n . ostri attrezzi._ Ciascuno di questi casi e di questi usi è naturalmente 125

RkJQdWJsaXNoZXIy