Il piccolo Hans - anno VII - n.26 - aprile-giugno 1980

Nel senso che, se c' · è sviluppo, questo vuol dire che nulla può cambiare. . (Per evitare la monotonia degli esempi, si potrebbe riflettere sulla famiglia di casi, tra loro dif­ ferenti, in cui viene usato il termine «progresso».) Nen c'è alcuna possibilità, se non marginale e senza effetto significativo, di deviare rispetto al programma o alla teleolo�ia inesorabile dello sviluppo. Naturalmente, ci sono i mostri. Ma appunto, non a caso siamo portati a considerarli come"accidenti, deviazioni. Quindi siamo più propensi a dire che, per quanto sembri strano, se qual­ cosa si sviluppa, non è possibile alcuna novità. Per dirla con Wittgenstein, non ci sono sorprese. Ripetizioni, non differenze. 1 3.2. Se siamo interessati all'ascolto del nuovo o più semplicemente riteniamo importanti le sorprese, pare che questa grammatica dello sviluppo :rion ci aiuti a granché. Anzi pensiamo che e - ssa non sia altro che un rituale di esorèizzazione del nuovo. Per lo meno, sembra funzionare . così. Il nuovo non può che essere già dato. La posizione strategica nella grammatica dello sviluppo la occupa la nozione di invarianza. E' un'invarianza, per dirla con Monod, che dipende · dalla teleonomia 8 • La contingenza non ha qui alcuna presa. Sta ai mar­ gini. L'idea è quella dei residui, dei detrìti �i bordi della grande strada o del fiume. · Per questo conviene forse adottare o solo tentare un'altra grammatica del mutamento che, facendo leva sulla contingenza e sul caso, ci permetta di parlare di costellazioni di eventi in cui qualcosa cambia, in cui si ha differenza . e non ripetizione. Sono molti i casi in cui qualcosa del genere avviene. Casi diversi tra loro, tanto che possiamo parlare di una famiglia di eventi in cui siamo di fronte all'emergenza del nuovo. Alla prima grammatica ne contrapponiamo in questo modo un'altrà che si basa sull'inversione del rapporto tra il caso e la 124

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