Il piccolo Hans - anno VII - n.26 - aprile-giugno 1980
artificiale del potere. Nella prima, teleologia e fonda menti, ragione sufficiente, necessità e natura delle cose fanno la parte del leone; nella seconda ci trovi invece decisioni e costruzioni, contingenza e possibilità. Viene da pensare al caso e alla necessità. «Natura» e « artifi cio» sono comunque i termini in questione, come ci - sug- . gerisce l'avvio classico e propriamente anti-aristotelico del Leviatano. 2.3. Si potrebbe dire: la grammatica della storia natu rale del potere consente solo di pensare e in qualche modo accettare le cose così come sono perché è disci plinata dall'idea di necessità e governata dal fantasma della teleologia. Naturalmente, questo non è affatto vero. Il programma di Marx, per esempio, che è un grande pezzo di « storia naturale», è orientato senza alcun dub bio alla trasformazione dello stato delle cose. Esso è fon dato sull'idea che il mutamento sia naturale e, in senso proprio, necessario. E d'altra parte: la grammatica del progetto artificiale del potere non implica affatto che si associ solo a programmi di mutamento perché infor mata dalla nozione di possibilità e contingenza. Il con tingentista ha due uscite possibili: non c'è alcuna ragione che le cose vengano mutate perché sono quello che sono e basta. Oppure: proprio perché non c'è alcuna essenza o teleologia alle spalle, il campo è aperto ai programmi di trasformazione. Ma questi, sia chiaro, non dipendono da altro che dalle decisioni e dalle costruzioni, dalle mosse di cui siamo capaci. Senza alcuna garanzia, se non ex post. Voglio dire che le due grammatiche del potere am mettono entrambe programmi di conservazione e di mu tamento. Il punto è che lo stile di questi programmi è sostanzialmente diverso. 3. Vi è più di un'immagine del mutamento. La conside- 122
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