Il piccolo Hans - anno VII - n.26 - aprile-giugno 1980

quindi non della storia naturalé, ma un insieme di de­ cisioni, scelte, convenzioni, costruzioni. Qualcosa che ri­ guarda un ordine tra i molti possibili, non l'ordine ne­ cessario perché naturale. Il potere si progetta; non è scritto nella natura delle cose. E' qualcosa da costruire appunto; non da scoprire. E da null'altro è legittimato o delegittimato se non dal suo essere prodotto di un gioco razionale e delle stipulazioni, delle procedure e degli abiti decisionali che alla sua istituzione · sono o potrebbero essere associati. 2.2. Musil osserva che se c'è · qualcosa come il senso della realtà, ha pure da esservi qualcosa che chiameremo il senso della possibilità. Con Wittgenstein possiamo di­ re che le cose certo stanno come stanno; ma potrebbero perfottamente stare in altro modo. Né si dà qualcosa co­ me una ragione o un'essenza nascosta per cui stiano così e non altrimenti. ,La storia nat�rale del potere, al contrario, si scrive con la . convinzione che sussista il fantasma della teleo­ logia che fa appunto da supporto alla crescita delle for­ me del potere, alla loro formazione e trasformazione. Se si ha in mente qualcosa del genere, il campo delle de­ cisioni e delle costruzioni si restringe. Il tuo prÒblema · diventa quello di assecondare il corso della « natura» delle cose. In certo modo non ha alcun senso qui la no­ zione di programma affidata al campo aperto delle pos­ sibilità (di successo o di scacco, naturalmente). Non puoi inventare o revocare un. ordine di cui non sei in qualche modo - anche solo in linea di principio - l'autore. La «natura» delle cose si scopre perché c'è già; non si pro­ getta o si costruisce. Né ha senso ovviamente l'idea di revocare un ordine naturale. (Qualcosa come cercare di far sì che i corpi non cadano.) La grammatica della storia naturale del potere si con­ trappone in questo modo alla grammatica del progetto 121

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