Il piccolo Hans - anno VII - n.26 - aprile-giugno 1980

nostri semplici e chiari giochi linguistici non sono studi preparatori per una futura regolamentazione del linguag­ gio, non sono, per così dire, prime approssimazioni nelle quali non si tiene conto dell'attrito e della resistenza dell'aria. 1I giochi linguistici sono piuttosto termini di paragone, intesi a gettar luce, attraverso somiglianze e dissimiglianze, sullo stato del nostro linguaggio » 4 • 2. Wittgenstein ha osservato che la grammatica della parola «sapere» è apparentata a quella della parola «potere». Una naturale estensione delle ricerche sui mo­ di della ragione può gettar luce sulle immagini del po­ tere. D'altra parte, · ragione e potere sono termini stret­ tamente . associati, anche solo pensando alla tradizione classica della filosofia politica. L'idea stessa della forma politica del potere, che è connessa alla rivoluzione scien­ tifica moderna, prende corpo a ridosso dell'idea di ra­ gione. Come dire che l'immagine di ragione sta all'inizio di una serie di immagini che · si apparentano a quella del potere. 2.1. Nella sua fase classica l'immagine della ragione rimpiazza quella della natura. Dov'era natura, ora deve esservi ragione. E in questo senso particolare possiamo parlare di un modo non aristotelico di pensare, proget­ tare e criticare il potere. Quest'ultimo si fonda sulle grammatiche della ragione; quello sulle cadenze della natura. Pensiamo alla tradizione moderna del contratto sociale: essa ci appare come una sistematica confuta­ zione del primo libro della Politica di Aristotele 5 • La continuità sesso-famiglia-città è spezzata con l'ar­ tificio del contratto che, come Hobbes sostiene, dipende da un calcolo, cioè da un gioco di ragione. E' semplice­ mente un caso di scelta razionale (soluzione del proble­ ma: stato di natura). All'origine della forma politica del potere troviamo 120

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