Il piccolo Hans - anno VII - n.26 - aprile-giugno 1980

certamente questo è implicito nel ripetuto rifiuto di una gerarchia di linguaggi, coronata da o fondata su un su­ per-linguaggio. 1.3. Nel modo classico di parlare, si è spesso posto il problema dei fondamenti della razionalità. L'idea dei modi della ragione è che, se di fondamenti si vuol par­ lare, essi non possono che coincidere con l'insieme degli usi e degli impieghi. Questo implica che i fondamenti perdano la dignità classica e la centralità che loro spet­ tava, insieme alla inevitabile indispensabilità. · C'è un'immagine associata naturalmente a quella di fondamento: quella della base ultima, non ulteriormente riducibile, della struttura. Ora, noi pensiamo piuttosto ai fondamenti come a termini che non stanno sotto, ma in mezzo. Non c'è un solo strato alla base, ma più strati. In certo senso ciascuno di essi può a volta a volta ser­ vire o funzionare da fondamento. I fondamenti non ci appaiono nella ricerca sui modi della ragione come in­ dispensabili e irrevocabili. Piuttosto, sono caratterizzati da revocabilità e dispensabilità. Così, suggeriamo l'idea di una ragione senza fonda­ menti che non siano appunto l'insieme degli impieghi plurali e circoscritti entro le diverse famiglie di giochi associati alla soluzione di problemi. 1.4. Può essere utile osservare che questo genere di ricerca non prescrive nulla. Si limita a gettar . luce su un intreccio di forme di vita (soluzione di problemi) e pro­ cedure, tecniche, costruzioni con cui agiamo e conoscia­ mo. Le cose stanno come stanno. Non accettiamo alcun principio di �< ragione sufficiente.». E in questo adot­ tiamo un punto di vista affatto contingentista. Tornerò più avanti su questo punto. ,Per ora possiamo ricono­ scerci perfettamente nel chiarimento che Wittgenstein d� a proposito della funzione dei giochi linguistici: « i 119

RkJQdWJsaXNoZXIy