Il piccolo Hans - anno VII - n.26 - aprile-giugno 1980

Il quale finisce sempre innanzi al giungere dell'istante che vi soddisfaccia; e non vi lascia altro bene che la speranza cieca di goder meglio e più veramente in altra occasione, e il _ conforto di fingere e narrare a voi medesimi di aver go­ duto, col raccontarlo anche agli altri, · non per sola ambi­ zione, ma per aiutarvi al persuaderlo che vorreste pur fare a voi stessi. Però chiunque consente di vivere, non fa in so­ stanza ad altro effetto né con altra utilità che di sognare; cioè <:redere di avere a godere, o di aver goduto; cose am­ bedue false e fantastiche. L'esperienza dello scacco e la dolorosa vanificazione del presente è 'detta anche in un passaggio déll'Ot­ tonieri: Rispondendo a uno che l'interrogò, qual fosse il peggior momento della vita umana, disse: eccetto il tempo del do­ lore, come eziandio del timore, io per me crederei che i peg­ giori momenti fossero quelli del piacere: perché la speranza e ,la rimembranza di questi momenti, le quali occupano il resto della vita, sono cose migliori e più qolci assai degli stessi diletti. Una · valorizzazione del tempo della rimembrallza so­ stitutiva della vanificazione dell'istante del piacere. Qual­ che anno prima, a partire dal gennaio del '21, la rifles­ sione leoparqiana: sul piacere, sul tempo del piacere, aveva seguito il movimento di questa vanificazione. Uno slittamento progressivo degli istanti, un rinvio della soglia del godimento fino alla sua inversione in un tem­ po illusorio, nel tempo . del 'già stato ', nel tempo sfo­ cato e imprendibile d'un evento che ha un fremito soltan­ to nella illusione d'aver goduto. Lo stesso « piacere della speranza ... non è mai piacere presente nemmeno in quan­ to speranza». Rarefazione e indeterminatezza del 'già stato '. Gioco di specchi che costituisce lo spazio delle illusioni. Costruzione d'un piacere passato a partire dal­ lo scarto tra desiderio e piacere. Questa memor-ia del piacere non ha alcun fondamento: « perché come può 113