Il piccolo Hans - anno VII - n.26 - aprile-giugno 1980

la vita», il luogo nel - quale una morale negativa si con­ giunge con la morale degli antichi: la _ « dimenticanza» attraverso la « viva distrazione ed occupazione», la « tra­ scuranza de' beni, desideri e speranze», insomma uno stato « o di piena vita, o di piena morte». Contro lo scacco del principio del piacere, ma anche all'interno della sua esperienza, si disegna la forma d'una terra che dà linguaggio all'ostinazione della vita, e dà parola al sapere della morte, la terra della ricordanza, la terra della poesia: non oasi ma grido, non approdo ma interrogazione, non innocenza ma critica. La leo- - pardiana meditazione sul piacere incontra la ricordanza quando s'intrattiene sul tempo del piacere. C'è uno spo­ stamento, nella riflessione leopardiana, nei confronti della dottrina epicurea del piacere. Lo spostamento at­ tiene al rapporto col tempo. Non è più · possibile, come nel giardino di Epicuro, cancellare la relazione col tem­ po, fonte d'angoscia. Il rapporto col tempo non può più seguire l'invito della Lettera à Meneceo, l'invito a quella sospensione che sola può dischiÙdere al saggio il ' sentimento della .vita '. Per Leopardi il tempo vigila sul piacere, anzi è proprio questa dominanza che im­ pedisce che si formi una ' coscienza del piacere '. La va­ nificazione del presente nel tempo del piacere e lo slit­ tamento nella memoria o nell'attesa dice la illusorietà del piacere stesso. Questa riflessione, diffusa nello Zibaldone, è conden­ sata nella nota pagina del Dialogo di Torquato Tasso e del suo genio familiare: Non vi accorgete voi che nel tempo stesso di qualunque vostro diletto, ancorché desiderato infinitamente, e procac­ ciato con fatiche e molestie indicibili; non potendovi con­ tentare il goder che fate in ciascuno . di quei momen.!i, state sempre aspettando un goder maggiore e più vero, nel quale consista insomma quel tal piacere; e andate quasi riportan­ dovi di continuo agl 'istanti futuri di quel medesimo diletto? 112