Il piccolo Hans - anno VII - n.26 - aprile-giugno 1980
me si sono sepolte nelle più nascoste caverne? Le do mande di Agostino seminano di dubbi la . reminiscenza platonica, cercano di oltrepassarla nella forma dell'au toanalisi. Scire est reminisci, dicevano i platonici. Per Agostino pensare è raccogliere, collvgere, le immagini disperse, chiamare al pensiero. Il confronto degli etimi lo dice: . cago et cogito sic est, ut ago et agito, facio et factito. Heidegger, nelle lezioni raccolte ' sotto la do manda Was heisst Denken, legherà nello stesso nodo in terrogativo Gedanke, pensiero, Gedanc (che nell'antico tedesco inqicava il latino animus, più originario dello stesso « pensiero del cuore» di Pascal), Gedachtnis, me moria, Dank, ringraziamento, commemorazione. Inizial mente, scrive Heidegger, Gedachtnis non significa af fatto la capacità di ricordare. Gedachtnis nomina l'in tero animo nel senso del costante raccoglimento in- . teriore presso ciò che si rivolge essenzialmente ad ogni «sentire», Agostino così aveva concluso circa la comune radice di pensiero e memoria: quod in animo colligitur, id est cogitur, cogitari proprie iam dicatur. La memoria di �gostino non è la conservazione di una rappresentazione, è lo stesso animus (cum animus · sit etiam ipsa memoria): le passioni sono evocate nella forma propria della memoria, in una radicale divarica zione dall'esperienza dei sensi: la tristezza torna nel tempo della gioia, e ripenso il tempo della gioia senza che l'attuale tristezza venga dissipata. Nell'attraversa mento inquietante della selva della memoria Agostino incontra la domanda sull'oblio. Qui ansia interrogativa ed attitudine sofistica si annodano, ma l'aggiramento della questione serve ad esaltarne la difficoltà, l'escur sione logica serve a delineare la domanda che più preoc cupa. Se l'oblio è privatio memoriae, come può la me moria ricordarlo? Quomodo ergo adest, ut eam (obli vi 'onem) meminerim, . quando cum adest meminisse non possum? Eppure dell'oblio si ha memoria. Tuttavia ogni 106
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