Il piccolo Hans - anno VII - n.25 - gennaio-marzo 1980

creta» o altre forme sperimentali che considerano la · pa­ gina come unità compositiva e la cui topologia, più li­ bera, dissolve la linearità della scrittura, basti ricordare il «periodo» in cui Gertrude Stein scrive tentap.do di fare a meno dei sostantivi, obbligandosi all'uso preferen­ ziale di pronomi, congiunzioni, participi 15 • Analizzando le amputazioni apportate sistematica- . mente da numerosi poeti europei, si osserva come si tenda a colpire o il sintagma nominale o quello verbale. La funzione basilare di questi sintagmi impone che le funzioni del sintagma espunto vengano assunte in qualche modo dal sintagma privilegiato sistematicamente. Sintagma nominale e verbale non venendo totalmente amputati, nello ,stesso testo, simultaneamente, la crisi della contiguità non arriva mai a un punto di tale viru­ lenza da rendere il testo «insaturabile» in assoluto. Là dove si abolisce l'uso del verbo finito, prevale il rapporto per similarità (si i�pone una metaforizzazione insolita del testo), dove si evita l'uso dei sostantivi, i verbi e i termini sincategorematici del discorso stabiliz­ zano rapporti che permettono una estrema metonimiz­ zazione. Fenomeno che conferma la polarità jakobsonia­ na di «similarità» e «contiguità» 16• È interessante osservare come la pratica dell'esclu­ sione abbia anche la funzione di trasformare motivi poe­ tici secolari. Se prendiamo, per esempio, «i capelli della donnà», lo specialista potrebbe elencarci innumerevoli testi in tutte le lingue che lo trattano. A parte la fortu­ nata Chioma di Berenice, cantata da Callimaco, tradotta in latino da Catullo, in italiano da Foscolo, ci vengono in mente i primi versi di un sonetto di Torquato Tasso 17 : V. 1 Non più crespo oro o d'ambra tersa e pura V. 2 stimo le chiome che 'l mio laccio ordiro, sonetto in cui il soggetto lirico «mostra di accorgersi 95

RkJQdWJsaXNoZXIy