Il piccolo Hans - anno VII - n.25 - gennaio-marzo 1980

tendosi viene sempre allo stesso posto, il reale. « Il reale è al di là dell'automaton, del ritorno e dell'insistenza dei segni a cui ci vediamo comandati dal principio di piacere». Di questo reale vediamo spuntare l'osso proprio die­ tro a quelli che abbiamo chiamati oggetti shifter: pro­ prio nella scarnificazione psicotica di « un messaggio ridotto a ciò che nel codice indica il messaggio», nella lingua schreberi.ana, Lacan vede gli effetti « disastro­ si» del significante che « si è scatenato nel reale», dopo l'avvenuto fallimento della funzione metaforica nel No­ me del Padre (metafora paterna). Nel testo poetico pos­ siamo dire che la « riuscita» della funzione metaforica è lì per « contenere» il disastro del « rHorno » del si­ gnificante senza smantellare le difese, dicevamo con Man­ noni, ma anzi aprendo il suo orizzonte a quel « reale smaltato, senza fessura» all'incontro di rigore - « il reale non si tratta di conoscerlo ma di dimostrarlo» - del sintomo, che è la metafora, con lo stile, che è la sua dimostrazione. Per il testo poetico questo reale è molto vicino a un fatto di stile, un tratto, come la dimostrazione più certa che la nostra metafora incontra in assenza il significante del desiderio rimosso; tanto più che questo incontro << impossibile» garantisce che la metafora non cessi di scrivere la propria inadempienza al significato, assumen­ done ogni volta uno « qualsiasi». (Lacan situa il reale nel campo dell'impossibile: solo l'impossibile garantisce la permanenza del desiderio). A questo passaggio, che ha tutti i caratteri di un in­ contro impossibile, :Nerval ci accompagna in modo pri­ vilegiato dicevamo per il tempo composito - come è composito il presente nel sogno - del suo testo. E an­ cora per la dichiarata immersione dei processi della sua scrittura in una « densa ·sostanza onirica»: « come un artista che, addormentandosi, pigli nota delle succes- 87

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