Il piccolo Hans - anno VII - n.25 - gennaio-marzo 1980

«rappresentandoci ùn desiderio come appagato, il so­ gno ci porta verso il futuro, ma questo · futuro, consi­ derato dal sognatore come presente, è modellato dal de­ siderio indistruttibile a immagine di quel passato». Con queste parole Freud chiude la sua Interpreta­ zione dei sogni lasciandoci all'incrocio di tempi discordi fra loro, ma attualizzati nel presente del sogno. Nel testo, non troppo diversamente dal sogno, la prospettiva temporale quotidiana viene soppiantata. An­ che nel testo si apre una fascia distesa, una località - per usare l'espressione di Fechner sulla scena dei so­ gni - nella quale il presente è il tempo in cui il desi­ derio si rappresenta: presente nel testo che si protrae mentre il desiderio che interviene si lascia intendere come appagabile - evocato l'oggetto non mostrato, dice Mallarmé -. Nel lavoro della metafora esso brilla istan­ taneamente nella presentificazione attuale per · rivelarsi di nuovo non «trovato» ma «rappresentato», «evo­ cato». Diversamente dal 1 tesoro di Priamo che ha fatto la felicità del suo scopritore, appagandone un desiderio infantile, il testo mostra un tesoro, l'oggetto, di cui si attesta la perdita irrimediabile e, nello stesso tempo, se ne allude la presenza appagante. Esibito e perso nella «diversità più radicale» della ripetizione, l'oggetto agi­ sce allora con effetto incantatorio su ll a · parete liscia di un presente testuale di cui non si può più ignorare l'ar­ cheologia (la felicità di Schliemann sta nell'appagamento di un d esiderio infantile). Questa incantazione noi la ritroviamo come un tratto saliente di Sylvie, a sostenere l'-«ossessione morbosa» che trasforma luoghi e avv·enimenti, la ritroviamo nel­ l'inconfondibile atmosfera che fa «trasalire» Proust, ed · è per lei che «riconosciamo di colpo la lirica di Gérarid». Questa incantazione si individua, si idiolettizza, in 84

RkJQdWJsaXNoZXIy