Il piccolo Hans - anno VII - n.25 - gennaio-marzo 1980
ficare (eterna ripetizione, struttura della metonimia) l'assenza dell'oggetto in quello presente, in quel signi ficato presente. Per questo la parola nucleare e idiolettica è già in se stessa essenzialmente metaforica. L'opera di Gérard de Nerval è intrkata di viaggi: brevi incontri « lasciati per un ombra» tengono a di stanza di un nome sia i paesi che il viaggiatore nomina congetturando sulla carta itinerari contrastanti, sia le signore « Que, dans une autre existence peut-etre, / J'ai déjà vue ... et dont je me souvient! ». Così un giorno lasciando Maux per Ermeilonville in 10 ore di viaggio, ebbe a concludere: « Il était si simple de rester à Maux, dans l'aimable compagnie du sahimbanque, de la Vé nitienne et de l'Espagnole! ». Ma il suo viaggio conti nua a dispetto di ogni incontro: in lui ogni t)ermine che si ripete - e come stabilire la prima volta che ab biamo letto di Chàalis, di Ermenonville, di Adrienne... - affonda nel tempo remoto, nel passato più perduto che mai, è una ricognizione meticolosa volta al ter mine antecedente, un rituffarsi nella zona « soprava lutata» di quel passato che brilla instancabile nei viag gi « inconcludenti» del presente. E' il viaggio delle cose che scompaiono per ricom parire sempre come il monumento di Notre-Dame: « No tre-iDame ,est bien vieille: on la verra peut-etre/Enter rer cependant Paris qu'elle a vu naitre»; ma !lira qual che millennio anch'essa cederà al tempo, e allora: molti verranno a contemplare l'austera rovina e crederanno di vedere la vecchia basilica, « Toute ainsi ci:u'elle était, puissante et magnifique, / Se lever devant eux comme l'ombre d'un mort! ». Subito riconosciamo la lirica di Gérard, . osserva Proust in Contro Sainte-Beuve, « come sentiamo un bri- 82
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