Il piccolo Hans - anno VII - n.25 - gennaio-marzo 1980

e ancora perché non ha scampo se vuole essere una rosa ) e letture più frequenti, che potrei portare come tracce in questo territorio, e presenze familiari qui, nel tempo scompaginato, e per questo già annoverate e indicate da posizioni non molto distanti dalla mia. Penso la probabilità, il momento del- 1'ascolto: per ogni voce il prima e il poi possono stare altrove. Ma non voglio annodare un elenco di poeti con una manciata di titoli e di citazioni. Sarà necessario fare più di un discorso con i testi. Voglio invece provare, in ultimo, se una lucidità è già nata - come una sorte individuale - sul limite e la prova, se anche l'angoscia, coi suoi fermenti di ripulsa ed ironia, s'è dissolta o ha assunto forma e peso · nuovi in una lindura di disincanto. La lucidità è . questa « L'evidenza, la sua possibilità, la sua concordante. incom­ pletezza. Nella vischiosità, nella cattiva mescolanza, ricevere dall'attenzione quella forma » 23 • Ed è anche questo gesto, che svolge appunto in ironia l'angoscia o una sua memoria, questo gesto in Andatura di Nanni Cagnone. « L'impossibilità di sapere, l'inefficacia del voluto, l'ina­ dempienza del senso. Sono queste le fortune della poesia » 24 • Certo la via è contigua; ma il limite è dato, e pare pacifico (forse come una fredda disperazione) nel con­ cepimento di una fortuna; in un tratto, in un'attenzione estremi, dove qualcosa resta, anche della tensione lingui­ stica della prova, se si dice che « · il ' reale ' è una presup­ posizione incompleta, che non avanza una pretesa di esi­ stenza in poesia... Il reale è perduto nel possibile, e il testo è un oggetto opaco, obliquo, da percepire con la 66

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