Il piccolo Hans - anno VII - n.25 - gennaio-marzo 1980

ti.co 20 • Era per Zanzotto la memoria, che trascinava esi­ stenza e cultura all'incontro, all'urto con la natura e i «disfacimenti» del bosco, e oltre (Dietro il paesaggio) 21, in commistioni e sostanze impensabili, formazione lin­ gu istica, verità prodotta e consumata nel testo (per ogni lettura). La poesia s'identifica e si prova in avvenimenti fu­ gaci, in verità non computabili, non traducibili, in ma­ terie che non si possono per nulla adattare e impiegare nella realtà, continuamente rotta e sconvolta per la li­ berazione, per l'angoscia di vedere. La natura petrosa del linguaggio, la c�scienza · e la memoria che ricorrono nel generarla, nel leggerla, ci hanno condotto per più di un cammino àl riconoscimento di questa fi gu ra radi­ cale, di questa generalità del difficile, dell'ostacolo: e quella verbalità, che pur è caratteristica e riconoscemmo in .. frequenze e note distinte, ora può significare, anche là dove non si distin gu e immediatamente per esperienza e memoria, l'odgine e il processo, portare la condizione e la verità dell'una e dell'altro a cifrare il testo e tutta la materia. All'origine il limite e lo s gu ardo continua­ mente volto al suo superamento, il segreto e l'incompiu­ tezza della verità, formati sempre dinuovo nel sapere lo scacco; e del processo di conti gu ità e annessioni va pur detto che non è metonimico 22 , che non solo è estra­ neo alla logica e alla retorica del fi gu rato, ma tende a negarle nell'essenza, come nega i rapporti istituiti e isti­ tuibili e la lingua nel formare lin gu isticamente (spesso inglobando e rifacendo i significati nel lavoro del signi­ ficante) il reale del testo, nel tentativo reiterato, nella verità inconfrontabile (impropria per tutto ciò che nor­ malmente, logicamente si vede) di una pronuncia, di un'articolazione. Per i caratteri della verbalità e per le figure diverse e comparabili dell'origine e del processo le esperienze 64

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