Il piccolo Hans - anno VII - n.25 - gennaio-marzo 1980

secondo lo schema di Mann). Nel secondo caso abbiamo un privato esteriorizzato dove gli oggetti sono già tutto il linguaggio usabile. Adoperando un vecchio concetto, si può parlare di una reificazione « felice » nel senso che esiste per lo più un rapporto di conseguibilità tra il desiderio e gli oggetti, il desiderio riesce a rappre­ sentarsi come bisogno visibile ed empirico e si sposta continuamente in un falso infinito. Dove il borghese sviato rappresentava a livello sim­ bolico il tema medesimo del suo desiderio infelice, il borghese di massa nello scacco del · falso infinito vive una frustrazione senza possibilità di sublimazione. So bene che le analisi spesso meritano il rimpro­ vero di giochi dell'intelletto, e forse anche le mie. Ma resto convinto che se non si guarda a queste cose con grande pazienza se ne subiscono solo gli effetti che ven- · gono nominati con parole amichevoli per ignorarne l'an­ goscia. Per esempio: è sicuro che un effetto della « bor­ ghesizzazione » di massa è la tendenziale americanizza­ zione del sindacato nel senso che rispetto a una stra­ tegia complessiva tende a prevalere una gestione, non detta, di conflittualità interne. È un processo che to­ glie aria alla politicizzazione intesa nel suo senso clas­ sico, cioè co�e campo culturale di riconoscimento di un « noi » progettuale che , è il vettore che, dalla Resi­ stenza agli anni Sessanta, ha consentito al partito co­ munista di portare il movimento operaio e le sue fina­ lità politiche all'interno della istituzionalità politica del1a tradizione liberale. Anzi è un processo che . oggi rischia di trasportare anche il quadro politico in una dimen­ sione sindacale. Tuttavia il « noi » progettuale rimane come linguaggio del sindacato che gli traccia una storia immaginaria, nel mentre è costretto a subire una vi­ cenda . reale. Di qui una certa schizofrenia la cui unica terapia deve essere quella · di una verbalizzazione con­ tinua, se non è troppo tardi. 181

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