Il piccolo Hans - anno VII - n.25 - gennaio-marzo 1980

ginaria s1 interseca con la storia reale. Ma sono certo che una analitica dei processi causali dominanti nella formazione sociale italiana _ mostrerebbe che questa sto­ ria sarebbe stata possibile. E per i giovani di oggi ad­ dirittura potrebbe essere · raccontata così: non c'è nien­ te nel loro vissuto che dimostri l'improbabilità - se non l'impossibilità - di questo passato. Anche la do­ manda di una società più giusta sarebbe germogliata in questo nuovo tempo. Per noi invece questo gioco è piuttosto crudele poi­ ché, nella storia immaginaria, èl scomparsa l'età che, giorno dopo giorno, abbiamo continuato a ri-vivere. Es­ sa prende l'aspetto di una storia parentetica e margi­ nale, povera di effetti causali, pietrificatà nel suo tem­ po, poiché nata in una dimensione ricca di congiunture che provocano memorie, ma non modifiche nelle regole strutturali della riproduzione. Credo che le storie va­ dano proprio misurate con questi «se», anche se essi generano fenomeni di spaesamento, ben noti agli antro­ pologi come strumenti imP.ortanti di coscienza. I «se» consentono di mettere in luce le grandi costanti di una formazione sociale, le efficacie causali profonde, le con­ tinuità ideologiche e non strutt{Jrali, il malgoverno, le scelte degli antenati, le rotture delle continuità, i sensi dei cicli generazionali, e i padri veri anche se non de­ siderati. Potevano non esser.ci : .ora è persino utile po­ terlo immaginare. 3 novembre. - Leggo nel « Manifesto del futurismo» di Marinetti: «:È. dall'Italia che noi lanciamo per il mon­ do questo nostro manifesto di violenza travolgente e incendiaria, col quale fondiamo oggi il foturismo per­ ché vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida can­ crena di professori, d'archeologhi di ciceroni d'antiqua­ ri». Nel romanzo di Sergio Antonielli, Oppure niente, che mi sono fatto prestare dopo la lettura dell'Elefante 175

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