Il piccolo Hans - anno VII - n.25 - gennaio-marzo 1980

trasmissione ,di false autenticità, di incongrui oggetti d'amore; molti sono i modi che permettono di adope­ rare la poesia come veicolo del rumore, come voce · su­ balterna alla volgarità dell'esistente. E' solo questione di ,scelta: ma probabHmente c'è anche qualche possibilità diveI'sa, che sottragga !La poe­ sia , a questa , sua lenta amplifica:ziione e uccisione (e non peI'Ché la poesia debba vivere in quanto tale, per il mero prolungamento del suo essere istituzionale, ma perché essa può dire qualche parola essen:ziiale sul mondo e nel mondo). Per escluderla dal circuito del ru­ more, sarà probabilmente necessario occultare la poesia (oome una volta André Breton propose per il , surreali­ smo), avvolgerla nelle pieghe più oscure della · media­ zione: dar luogo, di contro alfa poesia del possibile, del desiderio e del corpo presente, ad una poesia del­ l'impossibile e del disamore, della differenza e della separazione. Questa poesia «impossibHe» non dovrebbe confondersi né con la chiusura negli spazi del dono e del rito, né con gli stravolgimenti avanguardistici del lin­ guaggio e della comunicazione, né con un troppo astratto lavoro in provetta sul significante: nel suo nascondersi dovrebbe mantenere fa, pi , ena coscienza che il suo ri­ fiuto del rumore non può non essere attraversato dagli echi del rumore dominante, che la sua riceroa di un altro universo può consistere solo affondando lo sguaI1do entro '1e pieghe sotterranee del viaggio nel tar­ docapitalismo barbarico che tutti percorriamo, rifiu­ tando quél!lsiasi illusorio accecamento. Non mancano i frammenti e ,gli aocenni di questa poesia «occulta» e insieme dall'acUJtis.simo sguaI1do. Giulio Ferroni 172

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