Il piccolo Hans - anno VII - n.25 - gennaio-marzo 1980
delle piazl!e e dei gfa11dini cittadini si è proposto come shock deH'immediatezza, creando l'immagine .illusoria della città come luogo ininterrottamente festivo, natu rale garanzia per lo «stare insieme», più resistente perché moltiplicata in svariati · luoghi. Muoversi nella città, spostarsi e convenire verso luoghi solitamente adibiti ad altre funzioni e non sottoposti a così intense frequentazioni, era fa prima traduzione sul piano fisico e motorio della partecip a zione immediata alle media zioni tecnologiche offerte dalla produzione spettaco lare, in un ciI'Colo senza fine tra il valore di sé e del proprio essere riconosciuto dello spettatore e il valore vuoto dell'.oggetto spettacolare (indifferentemente tra scorrente dal più classico e volgare cinema americano di consumo all'avangua11dia teatrale più sofistica e gestuale). Qualcuno ha potuto vedere entusiasticamente in que sta «Estate romana» un trionfo della città come regno deHa «perdita dell'aura», come emblema e specchio supremo della comunicazione nell'universo dello scam bio tecnologico: in questa chiave si rivelerebbe tutta la tempestività e la modernità di una mediazione che coin cide con l'immediato, di uno spettacolo in cui la con dizione dello spettatore si rovescia in spettacolo di se stessa, nell'affollato «parco centrale» in cui si espande il meraviglioso della produzione e del consumo, al di là ,della incongrua «sacralità» della vecchia letteratura e del vecchio teatro e delle stesse ubbìe critiche e ne gative delle defunte avanguardie. Questo entusiasmo tecnologico di fronte al baraccone messo su dall'am ministrazione comunale romana è certamente un po' ri dicolo, anche perché ignora gli infiniti elementi residui che si avvolgono intorno a questa epifania dello scam bio culturale contemporaneo, non si accorge come · gli specchi dello scambio puro siano sempre • incrinati, come quella comunicazione policentrica produca ad ogni 166
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