Il piccolo Hans - anno VII - n.25 - gennaio-marzo 1980
In queste , differenti maniere di essere di fronte al «come sono andato » del candidato analizzante, :si pos sono facilmente riconoscere .le posizioni di talune scuole dopo Freud, o· anche di talune correnti all'interno della medesima società psicoanalitica internazionale. Pe11ché è essenzialmente in rapporto al.l'affacciarsi della questione della verità che si confi gur a la posizione dell'analista e ciò che, in stretto legame con l'analista, sono le « sue psicoanalisi ». Eoco allora il quarto discorso, quello dell'analista: a $ - �- · --+ S2 S1 in cui il discorso dell'isterico ha subito un quarto di giro. In posizione dominante abbiamo uno «scarto», una«perdita», l'oggetto piccolo a, ma ciò che determina questo discorso, come gli altri tre, è .la posizione del sa pere, S2, che occupa qui la posizione della verità. Il di scorso dell'analista è il rovescio della posizione del maitre, vediamo che le posizioni ,sono state .completa mente rovesciate e, rispetto al discorso universitario ve diamo che, mentre lì l'essere era «tutto sapere» (S2 in posizione dominante), qui l'analista è invece supposto sapere (S2 sotto ad a). Ma l'illustrazione di · questo - di scor:so sarà lo ,stesso svolgersi del seminario a darla. In faocia al dubbioso porsi dell'analizzante rispetto alla propria «storia», l'analista si pone a sua volta, nel paradossale modo che fu di Freud, il problema della ver-ità e del sapere, che è per l'analista appunto, il sa pere della v , erità. Freud ci dà la traccia, Dalla stor.i'a di una nevrosi infantile, del caso clinico dell'uomo dei lupi nel 1914, momento centrale, e di svolta, della ,sua fatica teorica. Il caiso dell'uomo dei lupi viene così a collocarsi tra 15
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