Il piccolo Hans - anno VII - n.25 - gennaio-marzo 1980
stessa relazione che tra la vita umana e la sua ripetizione spirituale». Perché la poesia si nutre dello stesso mistero che la religione vela: « la mente che crea trova il proprio com penso esattamente in questo, che il suo silenzioso la voro di mimesi si intreccia con lo spirito in subitanea bellezza». Nella poesia accade, come nella meditazione religiosa, l'apparizione del divino: in entrambi, nel san to come nel poeta, il Dio si nasconde e si mostra. ll poeta, come il religioso, custodiscono il possibile: che l'uomo del reale ha negato. L'esercizio a cui sia il poeta che il santo si sottopongono è lo stesso: la dura prova del godimento del dolore. « Finché il qualcosa ché vogliamo conoscere non ci ammala, noi non conosciamo. Per dirla con Byron, il sapere è dolore. Si può anche invertire e dire che il dolore è conoscenza; o anche, per quanto ci è dato sapere, conoscere è follia». 'Intrattenersi con il buio ( « convincerci fin nel pro fon,do delle nostre fibre che il mondo è pieno di mise ria e di sofferenza, di dolore, di malattia e di fatica... tutto è buio e tutte le aperture conducono verso ancora più buio... Siamo nella nebbia. Siamo ora in questo sta to: sentiamo il peso del mistero»), mantenersi tran quillo e aperto di fronte al mistero, attendere pazien temente la visione che mostri l'aldilà, e cioè l'inaudita presenza del divino; farsi capace in questo esercizio di sostenere l'insopportabile godimento della visione: que sto sa fare il poeta, come il santo. · « Così giovane come sono»: esattamente qui la me raviglia. Appena ventiquattrenne, fanciullo inesperto, che della vita ha visto la morte del padre e della madre, la malattia propria, le difficoltà finanziarie, le critiche alle proprie poesie, la morte del fratello, e infine un tormen tato amore - come sa questo poeta fanciullo quello che sa? Chi parla ' in questa creatura inesperta del mon do, ignara della propria natura? Come può il suo cuore, 136
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