Il piccolo Hans - VI - n. 24 - ottobre-dicembre 1979

cifica di pertinenza di altri professionisti (nel nostro caso slittare oocasionalmente dallo strumentismo per produrre emissioni vocali). E , sempio: un pianista, un ·contrabbassista, un flautista, nel bel mezzo di una com­ posizione esplode in un urlo, o gemito, o rantolo, op­ pure accenna, cantando, una breve linea melodica, come la nuova musica dagli anni 'SO in poi ha cominciato a pretendere. Usare quindi, dello strumentista, la voce, l'elemento cioè di solito inibito da timidezza e/o impreparazione tecnica, e perciò frequentemente espresso con goffag­ gine, incertezza... Voci esili, tremolanti, chioocie, caver­ nose: rivelazione a volte d'una segreta corporalità buf­ famente repressa nel sociale, qui rappresentato dall'a­ bito dignitoso, serissimo (per carità conservare queste frizioni, consentire questa impaociata , ridicolaggine!). Non so cosa amare di più: se l'emissione vocale pe­ coresca e impedita di un quakhe valente esecutore ele­ gantissimo e imbarazzato (meglio se anziano), oppure la capacità istrionica e la versatilità di un multiesecu­ tore, di colui che sa fare di tutto, e bene. Per quanto · mi riguarda, comunque, sono le emissioni « sporche» quelle che mi interessano; e allora: tutti i possibtli versacci, le limacciosità più torbide, i rutti, e sconfinando per un momento dal vocale, le amatissime scoregge. In senso generale: dove qualcosa si incrina (nella vooe, nello ,strumento quand'esso -ridicolmente, e con mia gran gioia, «stecca»), dove si sbaglia, dove l'accidentalità irrompe e sciupa la perfezione. Nel caso, per esempio, di un'emissione vocale «pura», che venga però ricondotta nella precarietà in virtù del fatto che ad essere impiegata èJ la voce di un non professionista, il gioco reggendosi su questa tensione di ruoli non ri­ spettati. Un brano che illustra assai bene quest'ultima situa- 87

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