Il piccolo Hans - VI - n. 24 - ottobre-dicembre 1979

pr.), ovv. ciò per cui il finito viene ad «essere». :C'opera . del segno-sonoro, della Sprache vocale non «ha validità che nel dominio della rappresentazione» (E § 459; cors. mio), solo entro questa essa è Sache. 2. Il passaggio dal senso/nella-lingua al non/senso­ nella-lingua - dalla lingua rappresentativa alla «lingua del concetto concreto», E p. 12 - serve un impor­ tante fine espositivo, oltre a segnare la fine dell'espo­ sizione, il suo aldiqua. L'evento del silenzio, il passag­ gio è per il sapere del lettore abbastanza «oscuro» 15 , a meno che non ne basti la descrizione (of. la fine della parte I) in cui coincidevano (non banalmente) il sapere della coscienza-filosofante e del lettore. Esso è oscuro, credo, perché se il movimento dialettico non lo spiega pianamente, è peI1ché il · passaggio �oncerne le presup­ posizioni di una dialettica, di una onto-logica, di una ontoteologia (cf. per es. WdL, I, p. 31). Innanzitutto� il prerequisito che il Geist sia (secondo le varie necessità, compresa la 'analitica '); e, crucialmente, che l'esposi­ zione dell'Idea sia un'autopresentazione. In essa s'in­ siste su due soggetti, l'uomo e l'Idea (vedi sopra): su un rischio del loro rapporto: quello della « costru­ zione dell'assoluto per la coscienza» (questo «è il com­ pito della filosofia», Diff p. 16) 16 • Vi «è in ciò una contraddizione, dal momento che ,sia il produrre che i prodotti della riflessione non sono che limitazioni. L'as­ solùto dev� essere riflesso, postç>; ma così l'assoluto non è stato posto, bensì tolto, poiché, in quanto è stato posto, è stato limitato» (ibid.). La costruzione non concerne, lo sappiamo, solo la coscienza ma l'intero rapporto ' coscienza-lingua '. Il - 1 0- gico.,.' - coscienza-riflettente, cf. WdL, I, p. 13, 19 - scriverà per es., nel suo testo che concerne il logico, «la legge dell'identità, A=A» (ivi p. 17) ma igno­ rando - della sua incoscienza del logico: ovv. del lo- 44

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