Il piccolo Hans - VI - n. 24 - ottobre-dicembre 1979

coscienza, il tema della fenomenologia, in cui «l ' oggetto» era lo spirito stesso per la coscienza. La « rappr�sentazione» finisce in E, è soppressa, a favore del «pensiero». Essa, in E, si termina nel non-senso: Il pensiero, infatti, è « un'attività senza significato» (E § 464). Cioè: un fare indipendente dal senso nel nome: dal « legame» (§ 461) che fa il nome, come 'nominante ' e nominato o significato. Il pensiero, cioè, si libera, col «legame» che costituisce il «segno» (E §§ 457 e sgg.), dal segno stesso, cioèl dai nomi. Questo pensiero è das Bedeutende: «il senso, il significato» (Ein p. 95) che ad ogni cosa esso procura. Il dante-senso vi ripone un'anima, « un germe» (WdL, I, p. 21) di Concetto, del senso, che ne è «vita» (ivi p. 16); L'esterno (il reale, il sensibile, etc) si fa, e solo così, un dentro, qualcosa di intellegibile, di spirituale. E' evi­ dente che il rapporto del Geist con la lingua - la quale è per Hegel basicamente natura 8 - è un'appli­ cazione particolare, sul fuori ' lingua ', del progetto espressivo definente il Geist. E se il pensiero ad «ogni cosa» (Ein, p. 95 cit.) dà senso, anche ai nomi - alla lingua ne infonde. Cara.tteri­ sticamente, il progetto espressivo, per cui il Geist si 'dice', trova ora luogo in un dire effettivo, nella lin­ gua fatta «corpo vivo (Leib) », WdL, I, p. 16: e tutto ciò s'iniziava nel suono, marca d'interno (cf. if § 1 qui) ... Ma questa procura di senso, di un interno, segnala che il Geist si è ora - nei nomi la lingua - alienato. Esso, ora un fuori, si « rappresenta», in quanto (nel) nome; e, alienato, non è «presso se stesso» (E § 463 A, cit.). « Il pensiero» (E §§ 463 e sgg.) interviene a che l'estraneamento cessi: sopprime « la rappresenta­ zione» (§§ 451 e sgg.; in part: il § 464) intervenendo come il non-senso - esso che è, si badi, il dante-senso. Si direbbe, il non s e nso del reale-rappresentato, - in-lin­ gua, isola il luogo autentico del Geist, . che è pen- 33

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