Il piccolo Hans - VI - n. 24 - ottobre-dicembre 1979

tuttavia per,sonaggi, inseriti in un frammento di comu­ nità sociale, in un aneddoto minimo. Sono voci di una storia, la cui rilevanza è tanto maggiore quanto più il valore ·semantico degli enunciati cede alle qualità di suono; sicché al limite è ai tratti fonici . che viene de­ mandata la costruzione effettiva della miorostoria esi­ bita. Il rapporto dentro/fuori, le distan:z;e , spaziali e quelle temporali degli oggetti, i movimenti sono affi­ dati al tono delle voci come materia fonica condensata o rarefatta, articolata in catena o ridotta a un punto. Le voci dell'aneddoto, senza smettere di servirlo a li­ vello dirò così dell'informazione, strutturano una :rete di elementi che opera non sui singoli punti del testo in successione, ma ,sulla globalità del testo stesso. Le di­ verse battute, con i loro valori di suono (vibrazione) e di senso si compenetrano a costituire un rumore di fondo che, con appena un piccolo sforzo, viene perce­ pito come linguaggio di fondo, ancora indefinibile, in­ segmentabile. Linguaggio di fondo o del fondo? o ma­ gari della ,superficie? ma appunto voce, in quanto an­ cora impastato in una forte 1suggestione corporale, di oreochio e qi :lingua. Il breve testo leopardiano ha messo in scena i suoi elocutori e con questo atto si è costituito titolare di una sua propria voce in quanto testo, a determinare la quale entra certo il fascio delle voci aneddotiche ma non per semplice addizione o derivazione; che non ri­ guarda la grammatica e neppure la fonetica, tanto me­ no la semplice virtù dell'oreochio (nel senso in cui si dice ·« suonare ad orecchio », « avere un buon orecchio » o un �< orecchio per Je stonature »). 3. Il problema mostra appena la coda; conviene cercare di aggiungervi qualche anello. Può fornirlo « La sera del dì di festa», per continuare l'esempio Leo­ pardi. Anche qui uno schema di voci (di « entrate ») se- 16

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