Il piccolo Hans - VI - n. 24 - ottobre-dicembre 1979

revole (quella peiriciana) nel porre «punti di raccordo» e nel tentare « un'accorta fusione» di possibilità. E qui la ricerca può tradursi, passo per passo, in discussione sul metodo, per il rilievo che assume ogni diversità di approccio e di prospettiva, in tutti i punti, e in parti­ colare nei raccordi, proprio là dove si configura o s'in­ travede la fusione, e fin nei fondamenti peirciani del­ l'ipotesi che «un semema sia un testo virtuale e un testo un semema espanso» (p. 49). Quegli oggetti linguistici che chiamo testi, dice Um­ berto Eco, sono particolarmente «pigri», perché sono particolarmente complessi (p. 51). Che dire allora del semema che è un «testo virtuale»? Che cosa non dice un segno? L'interpretante finale, la «logica :reale e vi­ vente» dell'abitudine, insegna Peirce, chiude, saldan­ dolo con l'azione alla realtà, il «gioco della semiosi» che investe il segno; solo che questa · fine non è crono­ logica: «la semiosi muore in ogni momento, ma come muore sorge dalle proprie ceneri» (pp. 44-46). Ecco al­ lora che proprio il testo ha quella pigrizia che è offerta di libertà e cooperazione: solo il testo, come semema espanso, è « intessuto» di quel non-detto che può «ve­ nir attualizzato a livello di attualizzazione del conte­ nuto». L'universo di discorso « interviene a limitare il formato dell'enciclopedia» per il processo dell'istruzio- 11.e orientata al o dell'attualità del testo, il quale «altro 1.on è che la strategia che costituisce l'universo delle sue interpretazioni _; se non ' legittime ' - legittimabili» (p. 60). Il libro di Eco, dunque, non sottrae nulla alla vir­ tualità e ai modi della lettura. Ma perché non cogliere la possibilità di guardare alla potenza significativa (Jean­ Michel Rey) del testo, là dove richiede molta libertà e sollecita quell'inesauribile cooperazione: nella scrittura, nelle str;utture e fin in minuscole parti discorsive? Le infinite impensabili cose che ,si possono leggere, che 155

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