Il piccolo Hans - VI - n. 24 - ottobre-dicembre 1979
disgiunta dall'ambiguità, perfino dove è possibile in contrare - alterata e ammessa dall'illusività _ dell'intru sione - la parola di colei che scrive. Questa · provoca zione di libertà - ordita tra la finzione e una coscienza narrativa che « si prende per tema» (L'infinito intrat tenimento, p. 509) - va raccolta alla lettera. E non per paradosso - con tutte - le autorizzazioni teoriche che ci vengono anche dal Lector in fabula (Milano, Bom piani, 1979). Pensiamo a quella che produce la serie delle definizioni dell'autore come strategia testuale. E' un'autorizzazione immediata (e certo tra le più compen diose), che si raccomanda non tanto perché quelle de finizioni fanno buone le rispettive reciprocne, ma per ché lasciano sul campo solamente quella strategia, di fronte al lettore, il quale, « per realizzarsi come Lettore Modello», per svolgere (compendiamo di _ nuovo) la sua libertà in interpretazione e non in un uso libero del . te sto, deve, anch'egli, trasformarsi in una strategia: « La cooperazione testuale è fenomeno che si realizza, lo ri petiamo, tra due strategie discorsive, non tra due sog getti individuali» (p. 63). Eppure quella cooperazione inesauribile, che il testo di Orlando, con sapiente ironia, dice di sollecitare con così poco - un sussurrare minimo, un accenno - e anche con niente, mi pare più vicina e adeguabiie a Opera aperta, alla pragmatica di quella fase « presemio tica», che non al Lector in ' fabula, così sorvegliato e contratto nel rappresentare il principio attivo déll'inter pretazione. Umberto Eco ricorda che già nella fase e nelle esplorazioni dell'opera aperta egli era preoccupato di farsi perdonare l'attenzione al momento interpreta tivo (pp. 7-8); ma il debito contratto allora, senza smet tere bravura e determinazione nello sperimentare e nel l'indagare « la forma e la struttura dell'apertura», forse si registra qui, nelle pagine più recenti, dove Eco lo può scontare dedicando un'attenzione imperiosa e in- 153
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