Il piccolo Hans - VI - n. 24 - ottobre-dicembre 1979

sonale, da quella che la proferisce, come da quella del- 1'autore. Differenza, distanza incolmabile, dissimmetria: per quel « modo obliquo» in cui la voce narrativa at­ tira il linguaggio, ogni riconoscimento è labile, indistin­ to, ed è aleatorio parlarne di proposito. Eppure possiamo chiederci se e dove, nell'i1lusorietà e per la stessa iro­ nia dell'intrusione, si può indiziare colei che scrive: e, per quanto questa ironia e (forse, con Blanchot, , si può dire) « festa dell'illusione narrativa» traveste e mantiene de1l'intenzione dell'autore, possiamo arguire che alterata, nella « differenza indifferente» della voce narrativa, resti la voce di Virginia a dire di non scrivere per altri. L'intenzione di colei che scrive starebbe - e trasparirebbe, cambiata eppur riconoscibile nella voce biografica - proprio nel valersi -di quello che l'ironia e la festa dell'illusoria int r usione le consentono; e sta­ rebbe anche nel lasciare che qualunque lettore sagace, il quale sappia vedere dove manca ogni accenno e sap­ pia leggere nel pensiero dell'eroe senza la guida di nes­ suna parola, si rappresenti la « natura di Orlando», rp.entre si consente ,di apprendere e prevedere e coope­ rare in altri modi e in più larga misura, e di valersi dello « spirito satirico» e del senso della « testimonian­ za d'amore» (cfr. Prefazione di S. - Perosa a V. Woolf, Romanzi e altro, cit., pp. XXX-XXXVI), a coloro che sanno di Vita Sackwille-West e di quel mondo in cui si strinse e si spezzò il suo legame con Virginia: a que­ sti ultimi l'ironia dell'immaginario biografo parla e con­ cede di più, anche çlel segreto alterato e tralucente di Virginia mentre scrive, e la frase « è per essi e non per altri che noi scriviamo» può confidaTe, forse, il con- ferimento di un privilegio. Dunque la strategia testuale è in gioco: e parla un'im­ maginaria voce biografante, la quale si affida a un'in­ comménsurabile ilibertà cooperatrice del lettore, mai 152

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