Il piccolo Hans - VI - n. 24 - ottobre-dicembre 1979

quanto questo mondo fosse -infine soltanto un altro mondo. L'occasione per cui Schubert si afferma nell'universo della musica · rimanda certo all'ampia civiltà musicale che si sviluppa in Vienna all'inizio dell'Ottocento. Ma senza attraversare le ragioni positive di questa produ­ zione simbolica, basta forse notare come la pratica di musica attraversasse tutte le classi ,sociali - neHe oste­ rie nelle chiese - e oltrepassando la naturalità del canto si affinasse nella diretta conoscenza degli strumenti: tutti gli archi, i vari fiati, gli ottoni - il pianoforte. L'ampiezza di questa educazione musicale rende pros­ simo il salto che Schubert doveva compiere - oltre il piacere immediato di musica. Ancora bambino è ammesso allo Stadtkonvikt, allora diretto dall'italiano Salieri, grazie alla preziosità della sua voce, e, sempre per queste qualità entra poi a far parte del Coro della Capella Imperiale. La curva di questo percorso, l'inganno di questo privilegio la fermezza di una avvenuta scelta, sono indici che fissano la certezza del genio musicale: una felicità - da cui non ci si può staccare: SchubeTt inizia il suo percorso verso la me­ lodia a sostituire la voce perfetta - infantile - del suo corpo che canta. Per cui, fin dall'inizio la voce è conosciuta come distanza e lavorata - un oggetto per­ duto - fino ad essere resa strumento, quindi estranea · alle astrazioni armoniche quanto alle effusioni popolari - né virtuosismo né colore - nella individuazione :delle · sue qualità timbriche spietata estraneazione della sog­ gettività. La melodia, un tempo afferrata nell'immedia­ tezza della voce infantile, ora è occasione ,di una sem­ pre ulteriore articolazione dell'ampiezza dello spettro della voce e dell'affinamento della sua intensità. Ma la potenza stessa della voce - mantenersi di un contatto ali'origine - implica conoscenza della neces,sità dell'esporsi: a compiere il salto oltre il piacere di 142

RkJQdWJsaXNoZXIy