Il piccolo Hans - VI - n. 24 - ottobre-dicembre 1979
attinta alla sorgente di Eros. Questa avventura della « voce infelice » va ben oltre la certezza del godimento della parola, ma mette in ·discussione la relazione stessa dell'uomo con il suo cotpo, come ha sottolineato con molta cura Hegel, 1e due coscienze in conflitto vogHono ognuna la morte dell'altra, ma è in questo scontro dove nessuno deve morire che nasce la coscienza di sé. Cigno non chiede la morte degli animali catturati ,da Phylios, la sopravvivenza delle parti - a ,dispetto dei propositi del partito armato - è essenziale alla macchina dia lettica. Soltanto quando ila voce ritrova il suo corpo la parola ritrova l'Altro nel luogo, scrive Lacan, del dispie gamento della parola. La piocola s e lvaggina serve alla grossa, da esca, ma l'aquila è immangiabile e l'avvoltoio che si ciba di carne putrefatta ha un senso solo çome contrappunto dialettico alfa sostanza aromatica del desi derio: nello statuto · della suzione la voce è il rizoma all'allegoria della fame di parole.. (Non è un caso che · i temi apollinei della cultura sono cari alla borghesia, essi hanno sempre come il loro dio, due volti, due verità). V Due punti essenziali. La relazione f.ra Phylios e la caccia, la r e lazione fra il soggetto e il suo Urbild. Qui oscilla la voce, nel movimento essa affiora al pairi di un enigma (è proprio dell'enigma basculare fra reale ed impossibile di fronte all'Es del verosimile. Enigma di cui Cigno ignora 1a soluzione_; nella caccia Phylios si allontana da lui per muovere verso un'altra autonomia. Nel mito l'amore · per l'Altro fo11Clude l'amore di se stessi. Se Zèus non avesse acconsentito a •restituire Càstore a Polluce il · suo destino sarebbe stato il nal'Cisismo?) con tutto .il peso ,che questo ha acquisito nel corso del tem po come argomento di una « divinazione » (irruzione 133
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