Il piccolo Hans - VI - n. 24 - ottobre-dicembre 1979
II Come caccia l'avvoltoio Phylios? E' inquietante che . la voce non stia dalla stessa parte della parola. Questa inquietudine testimonia come la vernice · della parola impedisca alla voce, e per eccesso a se stessa, d'intro durci al godimento nonostante il fatto che essa com paia nel golfo in cui affonda il supporto del suo essere nel mondo. (Evitiamo le topiche fenomenologiche della voce come ordito in cui la materia della parola diventa significato, il problema ,della voce non è mai stato quel.Io di un significato.) Questo supporto affonda, nel sen- . so che qui esso è istituito, esattamente come Phylios istituisce la caocia aH'avvoltoio diventandone la preda. Eocone la meccanica. Phylios, scorta un'aquila, si sdraia a terra nella posizione di un corpo indifeso per attrarla su di sé. L'aquila scende su Phylios e davanti ad una pre da più grande lascia cadere a terra la lepre o il coniglio selvatico che ha appena catturato, così, egli s'impadro nisce di questo e, fattolo a pezzi, s'imbratta del suo sangue (del suo segno). A questo punto è pronto per richiamare su -di sé l'attenzione dell'avvoltoio. Phylios, in sostanza, na:sconde l'inganno nella confusione dei ruoli, sotto il pavimento del segno, come la voce, che nasconde i suoi effetti sotto il pavimento della parola, tanto che non è più possibile pensarla separata dalla «lettera», cioè, dal supporto/superficie che la parola che comunica prende a prestito dall'oscuro (l'hegeliano skoteinos) che è in essa. Si noti: la preda · che l'aquila fa cadere è morta, ma appare ancora viva (è un dato elementare dell'iconografia sia del mito che _ popolare), Phylios, invece, èJ vivo ma appare all'avvoltoio come morto. Non è in questione la stupidità dell'aquila, ma il taglio arbitrario fra gli elementi distintivi della cac cia che è dello stesso tipo di quello operato dalla forma voce (nel senso marxiano della forma valore) sul signi- 130
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