Il piccolo Hans - VI - n. 24 - ottobre-dicembre 1979

materna che lo insegue), · ma è anche lì, come unico re­ perto vivo e doforante, di un corpo anestetizzato e im­ mobile: sono questi occhiali di cui sempre parla, che · riescono a fargli compiere il tragitto . che lo porta allo studio dell'analista, unico segno di un desiderio che non si manifesta altrimenti. Quel segno di una mancanza che è ciò che in psico­ analisi si dice fallo (fa mal?), è rischioso sia legarlo alla anatomia nél senso della sessuologia (l'invidia del pene ha a che fare anche con il vedere attraverso la protesi, un vedere che è però solo la conferma di ciò che già si sa, cfr. Freud e ciò che dice del desiderio originario in Sulle pulsioni e in particolare sull'erotismo anale), sia farne un puro simbolo o una funzione linguistica. Questa protesi che si inserisce nel campo materno, Copperstone, Copperfield, il culetto al sole, pene-feci­ bambino (cfr. cit.) - ricordiamo nel caso dell'«uomo dei lupi » il rapporto che viene · a rivelarsi tra il signi­ ficante Spagna e la madre - ha il compito di tira r e due fila contemporaneamente, quella che nella mia re­ lazione citata ho definito dei «ricordi '? - , e quella che ho chiamato del «desiderio». C'è un punto, dioevo, che li collega, un punto che si ' perde, sicché ci si mostra da un Jato il registro del sapere, e daH'altro, quasi in antitesi, come se l'uno desse battaglia all'altro, il regi­ stro del corpo. Questo punto c'èJ, da qiia!lche parte, al­ l'inizio della storia di una nevrosi. Questo punto è qu e l­ lo che un'analisi deve non solq r-intrncciare ma ripre­ sentaré: ed ecco più chiara la funzione dell'ana i Jista che è insieme oggetto perduto e soggetto supposto sapere. Intorno all'analista quel punto si può ricostituire, e la fine dell'analisi, se riallaccia in qualche modo i due registri separati del sapere e del corpo, non può che funzionare come ricreazione di quel punto, che ho chia­ mato protesi. Abolendo tutto · dò che è scritto per accettare solo 10

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