Il piccolo Hans - VI - n. 23 - luglio-settembre 1979

e ad una precisa definizione di questo tipo di sperimen­ tazione poetica fondata sulla verbalità. Se il testo moderno, secondo una nota indicazione di Barthes, si può considerare tale per 1a sua natura plu­ rale che lo oppone al testo classico, si dovrà tuttavia precisare che la pluralità, ad es�mpio, del testo delle avanguardie storiche (futurismo, surrealismo, ecc.) e delle neo-avanguardie contemporanee, o « pre-contempo:ranee» ('secondo una felice formulazione di Paolo Va­ lesio), si dà in quanto moltiplicazione di significati, mol­ tiplicazione che, di solito, è ottenuta tramite lo spezzet­ tamento della frase, il suo éclatement; mentre presso gli autori citati più su (i Mallarmé, i Rimbaud), la pluralità del testo è stratificazione di sensi correlata a chiusura delle strutture. In un testo del genere, insomma, la plu­ ralità è strutturata e la densità intransitiva del senso è tanto più accentuata in quanto è posta in tensione con il rigore ferreo della sintassi. Volendo precisare ulteriormente le posizioni opera­ tive dell'uno e dell'altro autore, diremo allora che, in Mallarmé, la densità semantica del testo (la sua intran­ sitività, opacità rispetto al concetto e così via) è da riferire alla complessità della sintassi, complessità por­ tata all'iperbole nel Coup de dés (di cui l'immediata posterità recepì sostanzialmente più il vistoso artificio tipografico che l'inaudita architettura sintattica, ove una sola frase, e per di più tautologica, « genera » tutte le altre, con straordinari effetti di sovradeterminazione degli elementi, a motivo della sospensione sintattica che coinvolge tutte le proposizioni costitutive dell'insieme); mentre, fo Rimbaud, la pluralità strutturata del testo sarà da riferire soprattutto (,almeno per il Rimbaud delle Illuminations tarde e delle poesie a partire dai Derniers vers) a quella che il grande linguista Lucien Tesnière definiva come « l'indipendenza dell'ordine se­ mantico e dell'ordine sintattico». 76

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