Il piccolo Hans - VI - n. 23 - luglio-settembre 1979

esempi mirabili del canto dei suicidi, Inf. XIII, mentre di Petrarca lì per lì additerei il son. LXXXVI, dove la rima delle quartine è su feneSTRA e STRAli, nelle ter­ zine accoRTa rima con ScoRTa, e all'interno infliggono pena sovraSTaR e TRiSTa. Leggo in Huit questions de poétique (p. 33) di Ja­ kobson: «Vous entendez dans le tramway des plaisan­ teries fondées sur les mèmes figures que la poésie lyri­ que la plus subtile...». Sottile come, non di rado, la poesia di Zanzotto? Mah, non esageriamo? Se anche sap­ piamo bene, l'abbiamo sempre detto --che la lingua «di tutti i giorni» è piena di sorprese retoriche, così in Russia come tra i Leponti. Né è scritto in cielo che la lirica più _ sottile di Zan­ zotto sia concentrata - nelle forme «chiuse» dei sonetti, dove anzi le equivalenze agevolano spesso la lettura, men­ tre nei corp.ponimenti «aperti» la linearità del linguag­ gio è interrotta in modo, se posso dire, meno premedi­ tato, più «paludoso», più consono alle modalità del­ l'oscuro (cfr. Perché cresca l'oscuro ecc., p. 53). E c'è la poesia in dialetto, con sonde vertiginose da villanesca «ballade en jargon». C'è questo Zanzotto che, inveoe d'una parola amica, consolante, offre schizzi di splendida bile, e rovista rovista. Giorgio Orelli 70

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