Il piccolo Hans - VI - n. 23 - luglio-settembre 1979

tro al momento della scoperta psicoanalitica; una ra­ gione più interna di quanto non lo sia la semplice evo­ luzione di un tema. Ora considerare lo scarto tempo­ rale indicato come un ritardo può già costituire una ipotesi di lettura. Ma c'è qualcosa di più, qualcosa che si chiarisce forse pensando a ciò che Lacan chiama il modo di imparare di Gribouille. Gribouille è il perso­ naggio della favola che è sempre in ritardo, e che ogni volta applica quello che gli insegnano a sproposito: ogni volta è in ritardo di una volta. Va a un funerale e dice « Buona festa», sgridato si corregge e quando la volta dopo arriva a un matrimonio dice: « Condo­ glianze! ». Lacan ha occasione più volte di parlare di questo personaggio, nel Seminario II in particolare osserva che tale è proprio il modo di imparare dimostrato dal­ lanalisi, basta guardare alle prime scoperte analitiche, il trauma, il transfert. Ci accorgiamo subito che il modo .di imparare di Gribouille ha a che fare con la ripeti­ zione, e con le forme che questa assume nel tempo. Sulla ripetizione si articola uno dei nodi centrali della pratica e della teoria analitica che qui già è adombrato soprattutto come un'intrusione del passato nel presente. 11 passato interviene a modificare il presente, la ripe­ tizione ne è affetta quasi come una sfasatura, la �fa­ satura di Gribouille. Questo modo di imparare, e dun- · que questo modo della ripetizione, è quello di chi farà meglio la prossima volta. Lacan sospende un'eventuale illusione di progresso concludendo: « quando dico che farà meglio la prossima volta, intendo che bisognerà che faccia tutt'altra cosa». Con la nevrosi demoniaca siamo ricondotti al punto in cui Freud ripete nella propria esperienza quello che già Charcot aveva visto dell'isteria, e in quella ripeti­ zione, almeno dal punto di vista del '22, ci rendiamo subito conto che ne ha fatto tutt'altra cosa. Ma per 7

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