Il piccolo Hans - VI - n. 23 - luglio-settembre 1979

nella sua verzicante materialità testuale, nelle sue insi­ stenze, rimena il Canzoniere soprattutto per la parte pre­ minente, anzi prominente, della man, della man che ama, della bella man che «destringe» il cuore (son. CXOIX), da crui non è poi terribilmente difficile far uscire la tigre, che sarà tuttavia sbucata altrove, come già s'è fatto intendere. Più che al sonetto O bèlla man... direi che serve ad assaporare Za:nzotto quell'altro anohe più celebre sonetto COCII, Levommi il mio penser, pur­ ché una buona volta si cerchi di vedere, vivacemente so­ spinti da Zanzotto, quel èhe Petrarca fa con la parola «mano». Ora dico soltanto che nelle terzine essa giuoca con «amare» appunto, oltre ohe con humano. E, sì, dramma: fiamma... P,er il tema dell'ago, per certa pungente insistenza con lii in arsi, io ci sento il Tasso, per esempio la canzonetta IV che comincia Con la saetta de la punta d'oro; al sonetto tassesco CXLIV, Quando v'ordiva il prezioso velo, riporta la rima s'im­ prima: in prima, anche per il riferimento a Cupido; e in Zanzotto come nel Tasso Ia lessicalizzazione di « · ago» comporta l'esclusione di lii tonica: (Z) mentre l'ago mi fruga dramma a dramma - (T) e v'è Z Ì ago de l'api aspro crudele (XXV, «sovra i baci d'una bella -giovane»). Ma è ai famosi versi di Purg. XXX 22ss, più volte rimemorati da Petrarca e non sempre con eleganza di tigre, nei quali Beatrice appare dentro una nuvola di fiori, che Zanzotto riconduce con più sostanziali riprese. Vive in quello stupendo luogo dantesco l'idea di un'alta virtù (41) che già aveva trafitto (presto naturalmente attenzione alla lii) il poeta narratore prima che fuor di puerizia fosse (42); e Dante si volge a la sinistra col respiÙo I col quale il fantolin corre a la mamma I quan­ do ha paura o quando elli è afflitto, II per dicere a Vir­ gilio: « MEN CHE DRAMMA I DI SANGUE M'È RIMA­ SO CHE NON TREMI: I conosco i segni de l'antica FIAMMA. Né dimentichiamo che a mamma, dopo la cita- 63

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