Il piccolo Hans - VI - n. 23 - luglio-settembre 1979

derio non ha un nome che lo designi. E il Sachverhalt include B poiché l'esperienza di rappresentare e identi­ ficare B è tale che in essa anche consiste il desiderio di B. E il Sachverhalt (si pensi che ',Dp' stesso è tra­ scrivibile come ' p ') è inoltre tale che, dallo Zeichen­ nome e dallo Zeichen-Satz al nominato o al detto, su · questa via non vi (nel Sachverhalt) si rap-presenta (se mai possibile) ma solo - ora si vedrà - si vertritt B, suo Vertreter. Cioè, non si passa dai ségnanti ai segnati se non in un salto, e il Bezeichnete viene costantemente a mancare allo Zeichen. E «il passaggio dal Bild al Dar­ gestellte » è un salto perché il ra,p-presentato, nella se­ conda definizione di ' Bild-Satz ', si sottrae all'istanza di lingua che è il Satz 'Dp '. Addirittura: trascrivendo 'Dp' come 'p ', 'Dp' si cancella come Satz-Bild. Il ten­ tativo designativo di 'p ', come nome di B-che-viene, rimane un tentativo (ciò s'è appena ripetuto); ma anche 'Dp' è il nome di B-che-viene, ·etc. etc. Un enunciato di desiderio non può rischiare di esser letto mediante la II def. di'Satz '. Ma allora, cogli enunciati di desiderio, ancora si resta nel loro senso. Si possono dunque riportare, per la questione della Vertretung-Darstel1ung, le analisi della non simbolizza- _ zione della Sache del desiderio. Si capisce infatti ora lo statuto di Vertreter, di «surrogato», di p, di B-cheviene per il desiderio di A. p è il rappresentante di qualcosa che, nella lingua-dei-nomi, non c'è che per allusione: il Sachverhalt del desiderio. p sta-per qualcosa che non c'è, per un non referente. La lingua rappresenta-rap-pre­ senta l'oggetto (un possibile; in questo caso, un già-là: cf. per es. la fine del § 2 e l'inizio del § 6.1) nella sua istanza del Satz-Bild, nella prima definizione di 'Satz '. La lingua soltanto rappresenta (vertritt) l'oggetto-p, con 'p' entro' Dp ', quando il Satz è letto nella sua seconda definizione. Ciò nel solo modo che si consenta per qual- 55