Il piccolo Hans - VI - n. 23 - luglio-settembre 1979

dell'ente. Dalla prima, ma per le sue esigenze, consegue - in particolare - l'innomabilità dell'oggetto. La teo­ ria della nominabilità dell'ente lo richiedeva a priori come già-la, per convertirlo nella ingua in vero. Ma il non già-là (un non ancora-là) de facto non sarà mai nella lingua, per teoria. Ovvero, la teoria della non simboliz­ zazione a priori non ·esige nessun già-là, poiché non ha da convertirlo nello Zeichen. Per es. l'espressione, il segno, «il nome complesso», 'l'attesa venuta di B ', non opera da segnante: il segnato (i� fatto B viene) gli si sottrae. E' lo stesso ente del se­ gnante che è allora negato. Lo Zeichensignifiant è una mera ' «etichetta». Come s'intuisce, manca il nome (uno designativo) anche al segnante. 6.2 La Darstellung-Vertretung valida dentro l'opera di Wittgenstein sicuramente per TLP opera «completa­ mente» (PB § 25c, cit.) solo «nell'effettività àel senso», per dare figura alla «Tealtà». E' un argomento, questo, cui si può solo accennare: il discorso interno di TLP impone l'azione «completa» della Darstellung; qui si propone la sola base intuitiva .del problema. Si intuisce ,per es. che un segno {un'immagine, un enunciato, un nome) è 'tanto più' rap-presentante-rap­ presentante se la Darstellung è .della «realtà». Se cioè in gioco entra il senso «effettivo», la verità _ o falsità del Satz: il paragone con lo Abgebildete, la cui rap-pre­ sentazione «effettiva», in quanto «realtà», accade allo­ ra. Il già-là così viene alla lingua, ma non viene mai, per teoria, alla lingua-dei-nomi il non già-là del desiderio. La rap-presentazione in un Satz (e in un nome) di que­ sto oggetto - e niente di quanto detto sinora proibisce di conservare il Satz: secondo la sua def., di Bild grazie alla forma logica; al contrario, la rap-presentazione «com­ pleta» richiede la sua II def., in termine dei suoi nomi - non lo dice-figura designativamente. E mentre nella I il non già-là de facto è per teoria un già-là (il Satz-Bild 53