Il piccolo Hans - VI - n. 23 - luglio-settembre 1979

dotata di maggior contenuto empirico si direbbe in un altro linguaggio, fatto questo che di per sé giustifica il passaggio da una teoria interpretativa a un'altra, qui da una versione dei fatti a un'altra. In definitiva Freud viene a rovesciare i termini. Il patto firmato col sangue si dimostra essere stato il pri­ mo redatto dal pittore Haizmann, e come tale è stato restituito per primo. Quello che era stato presentato come il primo, quello firmato con l'inchiostro, invece è stato fatto in un secondo tempo per giustificare il ritorno del pittore al convento in seguito a una ricaduta. Allora per non parere ai monaci recidivo, il pittore aveva pensato a un patto antecedente a quello di cui già era stato liberato. Nel tentativo di accordare le nuove asserzioni con quelle della visita precedente presso i monaci, il pittore si trova in imbarazzo infatti - come osserva Freud - « per sua sfortuna egli poteva solo inventare un patto precedente, non uno successivo. In questo modo non potè evitare il goffo risultato di essere liberato da uri patto (quello scritto col sangue) troppo presto (nell'ot­ tavo anno), e dall'altro (quello scritto con l'inchiostro) troppo tardi (nel decimo anno)» (p. 550). La formulazione lapidaria di questa inversione tem­ porale è molto significativa in un testo come questo per più motivi particolari. Innanzi tutto Freud è allineato nella narrazione dalla parte dei monaci, posizione che lo mette decisamente in prossimità di quella zona della superstizione che già dal tema dello scritto appare centrale, ne abbiamo parlato con particolare riferimento al rapporto scienza-ideologia. Intorno a questo ruotano alcuni elementi. Il tema della· evidenza (interno alla con­ trapposizione vero-falso anch'essa già rilevata), viene a motivare esplicitamente l'interesse di Freud per il caso in questione; egli ha infatti affermato di non cercarvi una conferma alla psicoanalisi; èJ invece un'esemplifi- 25

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