Il piccolo Hans - VI - n. 23 - luglio-settembre 1979

macchine di scrittura. Lacan cerca di partire da dove è partito Freud, studia, diciamo così l'ideologia all'ope­ ra ad esempio nel principio di costanza avanzato da Freud quando cercava di fare dell'anatomia patologica o, della fisiologia anatomica. In questa prospettiva che tende a decomporre l'unità del vivente, funziona un modello ideale del corpo che lo assimila precisamente . a una macchina. Ora immaginiamo questa macchina, come una macchina che è fatta di numeri, di cifre e di lettere, una vera e propria macchina da scrivere, una macchina per contare, immaginiamo che questa mac­ china possa contare se stessa. Lacan si chiede dove l'in­ dividuo in funzione soggettiva conta se stesso, se non nell'inconscio? « Ho tre fratelli: Paolo, Ernesto ed io». Non ci basta · riconoscere in questa posizione il Freud che si conta pur lasciandosi fuori dalla macchina nar­ rativa, come nella fantasia del personaggio di Daudet Jocelyn-Joyeuse di cui ci occuperemo a proposito di Dora, se infatti continuiamo con Lacan troviamo un altro elemento che ha attinenza con il pr_ocedimento di letturà ritardata della nevrosi demoniaca: questo ele­ mento connesso alla macchina è il tempo. Intanto quan­ do qui si parla di macchina · bisogna tener presente che si tratta di una macchina · per così dire simbolica, di cui si accentua non il meccanismo rigido, ma le ricor­ renze nelle formazioni del significante - Lacan ne for­ nisce un tipo nel seminario sulla lettera rubata. Ora questa macchina a significante si riferisce precisamente a un modello di partenza: l'orologio. Per esempio leg­ giamo sempre nel II Seminario (p. 94) che quello che Cartesio cerca nell'uomo è l'orologio: « Certo ci è vo­ luto un po' perché ci si sia resi conto fino a che punto è essenziale al nostro ess·er-ci, sapere il tempo». Con il primo Freud, con il Progetto di una psicologia, con la scoperta dell'interpretazione del sogno · di Irma, siamo nel mondo della macchina come mostra la ricerca 22

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